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Barbara Ippedico

Cinque minuti di celebrità

Un viaggio introspettivo che rivela, attraverso un lavoro installativo-fotografico, il susseguirsi e il riaffiorare di ricordi come tappe fondamentali di una crescita interiore. Le superfici che l’artista milanese manipola appaiono ruvide e mosse, la staticità dei volti, tratti da archivi datati, si agita grazie ai differenti livelli, alle altezze difformi, agli sguardi che si infrangono e si disperdono nei protagonisti della storia, i famosi interpreti per un breve lasso di tempo, i fondamentali Cinque minuti nella vita di Barbara Ippedico

Barbara Ippedico, nata a Milano il 24 giugno del 1977, in una Milano molto diversa da quella che conosciamo oggi. Una di quelle città che a passeggio non ci vai da sola. Cresciuta con mamma lodigiana e papà pugliese, circondata dai dialetti scelgo le “lingue” per i miei studi. Dopo la maturità parto. Vado a lavorare in Inghilterra e scopro che il mondo è bellissimo e un bel po’ diverso da come lo immagina un adolescente. Mi piace, ma ritorno in Italia e mi dedico allo studio e alla fotografia. Quella “vecchio stile”, analogica, fatta di Rodinal e pellicole che se le stampi male, butti via tutto il lavoro e ti metti a piangere. Poi, la prima vita, vado a vivere il Lomellina, ma non smetto di viaggiare per lavoro. Assistente di volo, traduttrice e vita da uffici a tempi alterni. Scrivo e illustro un libro per bambini. “Giuliano e le sue timide orecchie”. Ma non lo pubblicizzo perché mi separo dalla prima vita. Arriva Napoli. Dopo due figli e cassetti pieni di sogni da farli straripare, ma rimasti sempre chiusi. Qui decido che me ne frego di tutto e tutti e quei cassetti li vado ad aprire. Al sud, dove vado a vivere. A Napoli riprendo gli studi di una fotografia diversa, con docenti nuovi e una visione tutta nuova. A Milano ho studiato fotografia con docenti di fotografia naturalistica. Bello, ma tutta un’altra cosa. Qui scopro che fotografare le persone mi piace da morire ed è da loro che traggo ispirazione per i miei primi progetti fotografici. Il primo vero progetto dura due anni e raccolgo tutti gli scatti dandogli il nome di “Back-front-side”. Il lato che vogliamo mostrare di noi. La seconda vita, quella che amo e che sto vivendo oggi. Mi sposo ad Ostuni e vado a vivere in Puglia, dove con mio marito e i miei figli abbiamo una piccola, piccolissima farm. Facciamo arte, insieme e da soli e la facciamo in mezzo alla natura. In una pineta dove la nostra casa è sempre in fermento di idee grandi e piccole e dove facciamo sì “che si trasformino”.  Ad Ostuni facciamo la prima mostra insieme “The mind side. Attraverso Napoli”, commistione tra fotografia, collage e acrilico su tela. Una visione fresca e ricca di colori per una città che ne ha mille. Un’opera si trasferisce a Lisbona “Piazza del Plebiscito” e le altre in giro, là dove si ama l’arte. Oggi, progetti in corso di avviamento che voglio realizzare al sud. Percorsi più introspettivi e tanta voglia di fare arte solo perché ci piace e pensiamo sia davvero bello e divertente farla. Non per asfissia di successo o egocentrismo artistico.

Viaggio introspettivo dove le tappe, non sono luoghi, ma persone. Quelle che amo e a cui voglio regalare cinque minuti di celebrità. Secondo Andy Warhol ne sarebbero arrivati quindici nella vita di ognuno. Banksy, quei quindici minuti di celebrità, li ha fatti diventare quindici di anonimato. Io, dico che cinque sono perfetti. Specialmente per chi non ne ha mai chiesto neppure uno o per chi crede che, essere speciali in “un angolino di famiglia”, sia già tutto nella vita.